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ATENA (Ἀθηνα)

Dea della guerra e della sapienza, Atena nacque da Zeus e dalla saggezza infusa in lui, in modo insolito e bizzarro. Un giorno il re degli dei si sentì dolere acutamente la testa. Chiamò Efesto e lo pregò di colpirlo con un fendente sulla fronte. Efesto ubbidì e dalla larga fessura vide saltare fuori con un acuto grido una bella guerriera, Atena, con l’elmo d’oro e un giavellotto, che eseguì una danza bellicosa davanti agli dei. Atena, manifestò subito il suo carattere guerriero aiutando il padre nella lotta contro i Titani: prese anzi il suo nome di Pallade proprio da uno di essi, più muscoloso e feroce degli altri, che aveva atterrato. Disputò poi ad Era e ad Afrodite il premio della bellezza, aggiudicato da Paride ad Afrodite. Quando Cecrope fondò Atene, si trattò di dare il nome a quella città. Poseidone ed Atena si fecero avanti, accampando ciascuno il proprio diritto. Gli dei, radunati da Zeus, stabilirono di consacrare l’Attica e d’intitolarla a chi, fra i due, avesse fatto all’umanità il dono più utile. Poseidone battè col suo tridente la riva del mare, e si vide balzare fuori uno sbuffante cavallo. Atena colpì il suolo col ferro della lancia ed ecco sorgere un albero di ulivo. La sentenza degli dei fu a favore di Atena. Atena, come dea della guerra differisce molto dal suo sanguinario fratello Ares. Essa combatte non per l’amore della lotta e della strage, ma per il trionfo della giustizia. La sua audacia è riflessiva e il suo furore bellico non raggiunge mai la cieca barbarie. L’altra faccia della sua divinità è l’Intelligenza creatrice, il genio dell’arte e del pensiero. Atena inventò il forno del vasaio, costruì la nave degli Argonauti, insegnò ai mortali ad arare i campi, ad erigere le case ed i templi, a filare la lana e a ricamare stoffe dai colori splendenti. Questa divina patrona delle leggiadre opere femminili era gelosa delle proprie virtù. Quando sentì dire che la lidia Aracne si vantava di ricamare come nessuno al mondo ed era pronta anche a misurarsi con lei, Atena scese dall’Olimpo piena d’ira e sotto le sembianze di una vecchietta rugosa, si presentò nella casa della fanciulla, proponendole una gara, rivelandosi come Atena. Aracne accettò. L’opera della fanciulla era talmente bella che Atena sentendosi eguagliata, in un impeto d’ira strappò la tela in mille pezzi e trasformò l’orgogliosa competitrice in un ragno, costringendola a ricamare per l’eternità una tela iridescente. La dea era rappresentata con aspetto grave e nobili forme, in piedi, in assetto di guerra. Un peplo dalle ricche pieghe avvolgeva il suo corpo. Sul petto le discendeva l’egida, un mantello di pelle di capra frangiato d’oro, su cui era raffigurata la testa di medusa. L’elmo portava una sfinge e due grifoni. Nella mano destra sorreggeva la Nike, cioè la vittoria, mentre con la sinistra si appoggiava lo scudo ovale cesellato. Il suo animale sacro era la civetta.



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